Verso la fine di
Settembre è circolato a Sigonella, e suppongo anche nelle altre
Basi (con i tempi che corrono però non si può aver certezza), un laconico e
raro messaggio della UIL-TuCS in cui si comunicava di aver ricevuto la risposta
dall'Agenzia delle Entrate inerente la Detassazione su Premi produzione e Straordinari.
Il breve commento
diceva: "...Purtroppo la risposta è negativa non possiamo usufruire degli
sgravi." Allegata a questa tristissima e poverissima comunicazione vi era
la circolare di risposta dell'Agenzia delle Entrate. Non vogliamo commentare la
comunicazione in sé, nella sua modalità e nel suo intento, perché sarebbe come
sparare alla croce rossa, non ci interessa, lasciamo giudicare ai colleghi. Ciò che invece ha
attratto la nostra attenzione è la presa di posizione da parte dell'Agenzia delle Entrate nel merito della detassazione,
qualcosa che sembra essere passato inosservato a (quasi) tutti,
soprattutto a chi non ha alcun interesse ad attenzionare le
contraddizioni che riguardano la nostra categoria.
Ricordiamo ai colleghi
che uno dei punti del programma dell'ex Direttivo UIL-TuCS di Sigonella, era quello di dare cittadinanza e visibilità alla nostra categoria, ribadendo
che, lavorando in una Base militare e
quindi per la difesa del territorio, il
nostro contratto di lavoro doveva essere equiparato a quello dei dipendenti civili che lavorano nelle Basi militari
italiane in suolo Italiano, e la nostra categoria essere quantomeno vicina ai
Ministeri che curano e seguono le istanze della Difesa, così come per i civili Spagnoli
che lavorano nella Base Americana di Rota, per intenderci. Il fatto di
lavorare in Italia in una Base Americana e non in una Base Italiana non cambia
la missione: difendere il territorio per il bene comune , nostro e degli
alleati (se così non fosse, allora le truppe americane in Italia dovrebbero essere considerate truppe di
occupazione: ridicolo).
Abbiamo esposto
questa semplice, e direi logica, istanza
in numerose assemblee locali e in diverse riunioni di Coordinamento Nazionale,
manifestando la nostra perplessità sul
fatto che in tanti anni nessuno
dei dirigenti o dei rappresentanti sindacali abbia mai cercato di
portare avanti un discorso o una strategia volta a farci riconoscere dipendenti
di un qualsivoglia Ministero: L'uovo di Colombo! Tutelati come
dipendenti pubblici, datore di lavoro il nostro Governo e non quello Americano
come è giusto che sia, senza alcun bisogno di improbabili, e adesso inutili,
leggi 98, con gli stessi diritti di tutti i cittadini Italiani, inclusa la libertà di scegliere da chi farci rappresentare.
Ma ci pensate?
Questo programma,
assieme ad altri punti, aveva ricevuto il plauso e la totale condivisione da
parte dei colleghi di Sigonella, che ci diedero mandato attraverso le
assemblee, di essere i portavoce di queste istanze. Ma la stessa condivisione purtroppo non
l'abbiamo avuta dalle cosiddette dirigenze sindacali, le quali mostrarono
immediatamente contrarietà e irritazione nei riguardi di certe domande e certe
affermazioni che esternavamo per iscritto e durante le assemblee: quelle che riguardavano
proprio la volontà della categoria di essere inquadrati finalmente come
lavoratori Italiani che lavorano in Italia, e non persone che vanno al lavoro
varcando un cancello oltre il quale si diventa degli emigranti in patria. Personalmente
ricordo che subii un attacco feroce da parte della segreteria nazionale durante
una riunione di Coordinamento Nazionale a Roma, dove fui accusato di dire
follie che andavano solo contro la stessa UIL-TuCS, oltre che rimproveri dalla
segreteria locale con battute "…smettetela con questi Ministeri…",
"…voi scrivete e parlate troppo…". Allora capimmo
perché nessuno in passato aveva mai fatto discorsi del genere: l'argomento era
tabù!
Non si vuole
cambiare la nostra condizione. Noi dobbiamo rimanere lavoratori che lavorano
per un ente (?) Privato, ingabbiati nella FISASCAT e nella UIL-TuCS, comparti
sindacali che non hanno alcuna competenza tecnica nei riguardi delle
problematiche delle Basi militari. Lavoratori del Privato quindi, e come tali
trattati e riconosciuti nelle varie indagini salariali e nelle forme
riguardanti le trattative e le competenze.
In pratica, il
Governo degli Stati Uniti d'America che insedia Basi sul nostro territorio,
viene equiparato ad una qualsiasi azienda straniera che apre
un'attività commerciale Privata a casa nostra, con l'aggravante dell'applicazione per così dire "distratta" di regole legali e legislative in uso in Italia. Cristoforo Colombo
ha scoperto l'America secoli fa, noi adesso non riusciamo neppure a
trovare l'Italia dentro le Basi americane in casa nostra. Che strano destino!
Per rendere
ancora più torbida la nostra storia, arriva infine questo famigerato comunicato da un ente statale,
quale l'Agenzia delle Entrate, il quale contraddice tutto ciò che avevamo pensato o che hanno voluto farci credere
finora. L'oggetto della circolare riguarda l'imposta sostitutiva del 10% per
gli emolumenti relativi alla produttività aziendale (art. 2 del d.l. 93/2008)
-applicabilità ai lavoratori delle FF.AA. Statunitensi in Italia. In pratica lo
sgravio fiscale su premi di produzione e straordinari. L'Agenzia
delle Entrate, che risponde in vece e in nome del Ministero dell'Economia e
delle Finanze ad una richiesta di chiarimenti da parte dell'USSSO (capo Ufficio
Responsabile dell'Ufficio dello Stato di origine degli Stati Uniti d'America in
Italia) circa l'applicazione di tale sgravio ai lavoratori locali delle forze
armate Statunitensi in Italia, a tale richiesta risponde (cito parte del
testo della circolare):
"…….Con
circolare n. 49 dell'11 luglio 2008, l'Agenzia delle entrate ed il Ministero
del lavoro, della salute e delle politiche sociali hanno al riguardo precisato
che sono esclusi dalla misura sperimentale in esame i dipendenti delle
amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo
30 Marzo 2001, n. 165 recante "Norme generali sull'ordinamento del lavoro
alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche…
...Dall'ambito
di applicazione della normativa di favore sono, pertanto, esclusi tutti i
dipendenti statali, tra i quali sono ricompresi anche i dipendenti delle forze
armate e di polizia.
Ne deriva
che gli impiegati civili delle forze armate Statunitensi in Italia, essendo
dipendenti di un'amministrazione NON appartenente al settore privato, non
possono beneficiare dell'imposta sostitutiva dell'IRPEF di cui al DL n. 93 del
2008 e successive modificazioni ed integrazioni…….."
Ma come? Siamo
diventati dipendenti pubblici? Equiparati agli impiegati statali? E
quando? Non ce ne siamo accorti. E i 41 licenziati di Livorno lo sapevano?
O forse siamo noi
che non abbiamo capito niente in questa storia!! Certo è che, per un breve
periodo, qualche anno fa, questi sgravi li avevano pure concessi: era sbagliato
allora o hanno sbagliato ora? Forse allora eravamo Privati ed ora Pubblici?!? È
tutto così confuso!
Competenze, Pubblico, Privato, ci spostano a
piacimento in funzione delle agevolazioni che non ci vogliono riconoscere,
siamo sempre al posto sbagliato nel momento sbagliato. E i sindacati accettano
questa altalena di interpretazioni, di rifiuti, di continue sconfitte, senza
spiegare, renderci partecipi di uno straccio di strategia che ci faccia uscire
fuori da questo labirinto senza uscita. Ma è davvero possibile che abbiano letto questa risposta
dell'Agenzia delle Entrate, senza notare alcuna contraddizione rispetto a
precedenti interpretazioni riguardanti la nostra categoria? Limitando il
commento a " …Purtroppo la risposta è negativa…"? Ma davvero questi signori
pensano che quasi 5000 lavoratori sparsi nelle Basi americane in Italia sono
delle pecore da rinchiudere e spostare a piacimento?
Non è così? Qualcuno allora ci
dovrebbe spiegare qual è la nostra reale situazione lavorativa, e chi è deputato a
rispondere alle nostre domande, qual è l'organo abilitato a dirci se apparteniamo
al Privato oppure siamo nell'ambito dell'amministrazione Pubblica, e se è così,
in quale comparto. E' tempo di fermare
questa deriva, non pensate? Far capire a
chi di competenza, che siamo altro da chi ci rappresenta, che abbiamo una dignità
e che sappiamo anche inca**arci quando è il momento di farlo! Dovremmo forse arrivare a
ricorrere al TAR Europeo, impiantando una causa legale che imbarazzerebbe il nostro stesso Governo? Siamo anche disposti a questo se sarà necessario!
Cari colleghi e
amici, noi della LIBU non vogliamo fare
guerra a nessuno, tantomeno sminuire il ruolo del Sindacato, nel quale crediamo
fermamente e incondizionatamente. Noi non odiamo nessuno
e non vogliamo la pelle di nessuno, siamo tutti figli del nostro tempo e ognuno
di noi fa la propria parte in questa società che ha tanto bisogno di
solidarietà e di democrazia, non certo
di individualismi o di logiche tese soltanto a conservare privilegi e poltrone.
Noi della LIBU ci
sentiamo solo parte di una grande famiglia composta da TUTT i lavoratori
delle basi USA in Italia, e lottiamo e lotteremo per il bene di questa
categoria, costi quel che costi. Questo spirito di appartenenza ci ha indotti a
creare un'associazione che non vuole certo sostituire ruoli o competenze,
vuole soltanto essere un luogo di ritrovo e di confronto di idee per
ristabilire Democrazia e civiltà. Per questi motivi
riteniamo inconcepibile che 41 colleghi di Livorno siano stati licenziati senza
che tutta la categoria si sia mossa a difesa del diritto al lavoro dei nostri colleghi. Ci hanno disgregato
volontariamente per toglierci forza e motivazioni. Ma è il momento di ricompattarci. Abbiamo
bisogno che tutti escano fuori la testa e si mettano in prima linea con noi per
costruire tutti insieme un futuro migliore.
Sigonella, Napoli, Livorno,
Vicenza, Aviano: raduniamoci
tutti e facciamoci sentire! È venuto il momento di contarci e sapere chi pensa
che siamo tutti appartenenti alla stesso gruppo e che il bene individuale è
subordinato al bene di tutti. Facciamo l'appello per sapere chi è presente e
chi vuole percorrere questa strada con noi. Passate parola ai colleghi vicini,
costringeteli a prendere posizione. Diteci
in questi giorni: io sto con la categoria, io ci sono!
Aiutiamo i colleghi di Livorno, non
facciamo calare l'attenzione su di loro, domani potremmo essere noi al loro
posto! Uniti potremmo salvarli.
Noi della LIBU abbiamo incontrato ieri sera Susanna Camusso, alla
quale abbiamo anche consegnato una lettera che spiega i problemi della nostra
categoria e una nota riguardante i licenziati di Livorno. Questo è il nostro
impegno e dovrà essere l'impegno di tutti. Non subiremo passivamente che 41
colleghi vengano buttati via senza che la categoria reagisca. Noi stiamo
facendo piccoli passi, ora abbiamo bisogno dell'appoggio di tutti.
Un grande sindacalista del passato
diceva: "Abbiamo
sempre cercato di parlare ai lavoratori come a degli uomini, di parlare al loro
cervello e al loro cuore, alla loro
coscienza. In questo modo il sindacato è
diventato scuola di giustizia, ma anche di Democrazia, di libertà, ha
contribuito a elevare le virtù civili dei lavoratori e del popolo."
Anche noi, nel
nostro piccolo, vogliamo parlare al cervello, al cuore e alla coscienza di
tutti per riuscire ad avere un sindacato
futuro che abbia questi valori, che sia in grado di elevare le virtù civili dei
lavoratori delle basi USA in Italia. Usciamo la testa
dalla sabbia, la vita ci aspetta e ha tanto bisogno di noi.
SCRIVETECI, UNITEVI A NOI!